IL LINGUAGGIO VERBALE E SCRITTO COME PARTE COMPLEMENTARE E POETICA DELLA RICERCA ARTISTICA
- Federico Babbo
- 1 mar 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 27 apr 2024
In questo nuovo articolo vorrei presentarvi tre mie opere pittoriche, per inquadrare il mio percorso di ricerca artistica e per farlo userò le stesse parole con cui ho presentato il mio lavoro alla commissione del concorso d'arte "togheter erpac" in Friuli Venezia Giulia. Questo articolo del blog fa seguito al precedente, dal titolo "ambiguità tra arte e architettura", e per chi se lo fosse perso, di seguito vi riporto uno stralcio della premessa già fatta.
"Per far intendere meglio i legami anzidetti, fra pratiche magico-religiose e arte, vorrei portare alla ribalta un altro concetto, questa volta Junghiano, quello della “sincronicità” ovvero delle “concidenze significative” che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare casualmente, almeno con le nostre risorse attuali. Jung per ottenere questa grazia divinatoria delle sincronicità utilizzava l'arte, in particolare dipingeva mandala che ci ha tramandato insieme a tutti i ragionamenti ed esperienze del caso volutamente a posteriori, con il suo inedito “Libro Rosso”. Alla fine della sua opera sulla sincronicità, Jung pervenne alla conclusione che gli eventi sincronici non sono solo sporadici accadimenti privi di ordine, egli suggerisce alla fine dell'opera l'ipotesi che gli eventi sincronici siano fenomeni casuali di ciò che egli chiama “ordinamento acasuale”, in altre parole tra la realtà psichica e la realtà fisica vi è un comune ordine atemporale costante e le sincronicità, che ricadono in questo stesso ordine, sono singole manifestazioni attualizzabili e sporadiche.
Si potrebbe andare avanti analizzando in termini psicologici l'arte e l'architettura ma il linguaggio e la semantica del ragionamento distoglierebbero dai soli fini critici e pratici di questo mio carteggio.
Il filo conduttore che muove queste mie ricerche, orientate anche al "magismo" nell'arte, nasce dalla mia stessa esperienza diretta e pratica e vuole utilizzare lo stesso approccio etnografico di Ernesto De Martino descrivendo alcuni fatti o coincidenze, che approfondirò in altri articoli."
Nell'inconscio si pensa per immagini e poiché l'arte formula immagini è il mezzo più adatto per portare alla luce o superficie i contenuti più profondi dell'inconscio, ovviamente per far ciò non si dovrà mai far intervenire la coscienza. Il Surrealismo con il suo manifesto del 1924, ma anche l'estetica surrealista pubblicata nel 1928 da André Breton in "Le Surrealisme et la peintur", precisano che l'inconscio non è soltanto una dimensione psichica che l'arte esplora facilmente a causa della sua familiarità con l'immagine, ma è la dimensione dell'esistenza estetica, quindi la dimensione stessa dell'arte. Se la coscienza è la ragione del distinto, l'inconscio è la regione dell'indistinto, quella in cui l'essere umano non oggettiva la realtà ma è tutto con essa. L'arte non è rappresentazione, ma comunicazione vitale, bio-psicologica dell'individuo col tutto.
C'è da dire che nel Surrealismo erano ricercate le immagini inconsce, e questa ricerca puntava nell'usare tecniche che isolassero la coscienza, io invece non ho mai fatto uso di particolari tecniche, ho solo seguito il "timing" del mio impulso creativo e semplicemente, queste immagini inconsce ed oniriche, di rimbalzo mi si sono palesate cariche di significato, anche a distanza di anni, come evidenti sincronicità.
Credo inoltre che queste tre opere facciano seguito anche alla ricerche condotte da Lucio Fontana. Fontana, nel "Manifesto Blanco" del 1946 (alba dello spazialismo), parla di "sintesi" come una somma di elementi fisici: colore, suono, movimento, tempo, spazio che realizzano una unità "fisico-psichica". Questo concetto di "sintesi" incarna nella sua poetica i più svariati parametri che annoverano anche le innovazioni della scienza e della tecnica (il neon, la luce di wood, la radio, la televisione), permettendogli di realizzare quell'idea quasi Wagneriana di "arte totale", completamente immersa nello spazio della vita ed espressa compiutamente dalle sue "ambientazioni". Il concetto di "arte totale" è da sempre presente nel mio immaginario, dove la pittura diventa scultura e architettura allo stesso tempo (anche con l'ausilio di strumenti informatici). Proprio su quest'ultimo termine "tempo", vorrei fare delle sottili precisazioni sull'opera di Fontana. Egli si lega in bilico al concetto di "potenza" e "potenza-di-non", ovvero la potenza non va pensata soltanto in funzione di qualcosa che si realizza, ma anche nella possibilità di non realizzarla. Emblematiche a tal proposito sono le fotografie di Ugo Mulas che ritraggono lo stesso Fontana nel momento appena precedente l'atto di incidere la tela con lo stanley. In questa circostanza egli crea un "teatro di potenza", una sorta di "stage photography" ante litteram, che sospende e allo stesso tempo fa vivere il tempo nella sua maschera d'attesa. Quando poi la potenza si trasforma in atto (l'aristotelica energeia) ecco che tutto diviene movimento, gesto improvviso colmante di spazio l'apertura di un vuoto nell'aria, che si fa buco e squarcio nella tela: spazio eccedente.
Nel mio scenario artistico, che si può accostare anche a quello di Fontana, il concetto di spazio-tempo, cioè di "mondo", è plasmato nella nudità e prima percezione della stessa opera d'arte ed essa, immersa nell'esperienza umana, allo stesso tempo, ha anche il potere di modificarlo. Questa "potenza ambivalente" è secondo me espressa pienamente da Heidegger con le seguenti parole:" il mondo si manifesta nella mutevolezza percettiva della nudità dell'opera e l'opera stessa fa esperienza dell'esistenza nell'immersione radicale del mondo, dove il mondo stesso si modifica".
È giusto sottolineare che la soprastante, seppur breve introduzione è frutto di miei riflessioni personali, coniugate grazie al supporto di alcuni scritti di Giulio Carlo Argan, Giovanni Granzotto e Leonardo Conti.

PRIMO DIPINTO
“Reminiscenze spaziali” di data 25/7/2018 + polaroid di “premonizioni spaziali” di data 20/11/2022, (tecnica mista su pannello in fibre di legno).
È un lavoro che traccia un punto fermo significativo nel mio percorso e nella mia ricerca artistica. Una ricerca che si è evoluta autonomamente, spaziando in diversi settori, all'inizio in maniera pallida, ma sempre con l'obiettivo di trovare o semplicemente percepire, quel filo conduttore che abbraccia indistintamente tutte le arti, compresa l'architettura.
Proprio la struttura del linguaggio architettonico ha oggi grande valenza anche nel linguaggio scultoreo e quello pittorico, e come in questo caso, ma anche in altri miei lavori, il mio linguaggio espressivo ha anche quella complessità e contraddizione basata sulla ricchezza e sull'ambiguità dell'esperienza moderna come la definirebbe Robert Venturi; o quella semanticità che per Aristotele era il carattere ottativo o di pura espressività di un discorso o di una preposizione, che non possono essere detti né veri né falsi; o ancora ciò che rappresenta la sincronicità nel mondo inconscio di Carl Gustav Jung. Insomma un linguaggio che ritengo di interesse attuale, non propriamente ricercato ma probabilmente frutto del mio inconscio.
La composizione di questa pittura materiale, astratta, priva di immagini, è legata sicuramente alla mia esperienza artistica, ma il risultato finale mi ha dato subito l'impressione di essere tutt'altro. Appena ho ritenuto concluso questo dipinto, finito quindi l'impeto del mio atto creativo o “timing”, per usare un termine coniato dal Prof. Sergio Bettini, ho guardato il dipinto e vi ho visto chiaramente un'immagine non voluta e dai tratti inquietanti. Ho riconosciuto subito, in alto e in trasparenza, l'immagine di un teschio di spalle, con la testa ruotata verso destra, e del sangue. Ma ho pensato alla casualità nonostante avessi avuto già in precedenza strani riscontri rivelatori su altri miei dipinti.
A distanza di anni, oggi, questa casualità, è diventata per me una certezza o per meglio dire una sincronicità, con un importante significato rivelatore, legato a fatti avvenuti recentemente ma anticipati da questo dipinto ben 4 anni prima.

Per questo motivo è nata la volontà di dare importanza a questa rilettura rivelatrice e a distanza di anni dal dipinto, ho deciso di modificarlo. Vi ho inchiodato una polaroid dal titolo "premonizioni spaziali" che mostra lo stesso dipinto a cui però è stata fotomontata, sulla presunta immagine del teschio, la mia recente RM cervello tronco encefalico con MdC pre-intervento neurochirurgico.
Non dipingo molto, ma a volte non riesco proprio a farne a meno. Tra questi miei pochi dipinti, ne ho chiaramente distinti quattro, dal significato inconscio, personale e rivelatore, tra cui ovviamente questo. Sottenderne altri 2 al vostro interesse o giudizio, può avere un importante scopo, dal momento che non ho mai fatto alcuna mostra pubblica o privata dei miei lavori pittorici.

SECONDO DIPINTO
“Geisha”, “Laura”, “occhi da orientale” tre titoli per uno stesso dipinto, 2 Maggio 2013 tecnica mista su carta
Ho scelto quest'opera per presentarvi un altro aspetto della mia esperienza pittorica, legato ai ritratti di donne.
In questa occasione non dipinsi una donna in particolare, ma la visione onirica di una Geisha.
L'apprezzamento e interessamento che ha riscosso, a prima vista in molte persone, è stato sempre molto gratificante, ma anch'esso appartiene come “reminiscenze spaziali”, a quella piccola casistica di strane coincidenze, che, per me, hanno il significato e il sapore di una ricerca più profonda.
Il 2 maggio 2013, lo ricordo come se fosse ieri, ero in Abruzzo alla festa patronale del paese di Pescina (AQ), paese natale di “Ignazio Silone”. Ero con amici e ricordo che conobbi molte nuove persone, tra cui Laura, originaria di un paese li vicino, che evidentemente mi colpì inconsapevolmente.
A fine giornata, di rientro dalla festa patronale, tornai a casa e mi venne questo strano impulso di dipingere una figura del mio immaginario, la “Geisha”. Ne uscì fuori questo dipinto, e molto soddisfatto, gli feci subito una foto, che condivisi sui social network, senza aspettare che alcuni colori come il verde si asciugassero.
Anni dopo ,precisamente nel 2018, senza aver più visto ne pensato a quella Laura, la incontrai nuovamente in Università, nella città di Pescara e decidemmo di conoscerci meglio, tant'è che nei giorni che si susseguirono, le feci vedere i miei vecchi dipinti sulla piattaforma social. Lei, scorrendoli velocemente, si fermò su un solo dipinto “Geisha”, e mi disse:” parlami di questo”. Io guardai il mio dipinto, guardai lei, mi accorsi immediatamente dell'incredibile somiglianza e le dissi:” ma sei tu!”.
Nei mesi successivi di questa breve ma significativa conoscenza, che terminò improvvisamente e che inizialmente mi segnò emotivamente, mi accorsi della data del dipinto 2 maggio 2013 e ricordai che lo feci proprio il giorno in cui la conobbi per la prima volta, immediatamente dopo la festa patronale di Pescina.
Il secondo titolo della stessa opera è ovviamente una dedica a Laura.
Il terzo titolo di questa opera è legato ad una canzone di Daniele Silvestri “occhi da orientale”, con cui suggellammo io e Laura la nostra conoscenza, in riferimento a questo dipinto nel quale evidentemente si riconobbe, e del quale si stampò una foto.
Può essere sicuramente suggestivo pensare che sia stato un monito, che dipinsi a intuito e inconsciamente, per segnalare in futuro a me stesso che avrei incontrato una Geisha, è oltretutto incredibile come la coincidenza di certe date siano poi testimoniate chiaramente sul mio profilo facebook.

TERZO DIPINTO
“Ragionamenti spaziali 1” o “Casa mia”, tra 2010 e il 2013 (tecnica mista su carta)
Non c'è distinzione tra pittura e architettura nel mio immaginario.
Questo lavoro nasce da una veloce assonometria di casa dei miei genitori, finita di ristrutturare nel 2010 in Abruzzo nel piccolo paese di San Pelino, una frazione della città di Avezzano (AQ), e che ho arricchito con la mia consulenza architettonica, seppur acerba, poiché ancora nel pieno dei miei studi universitari.
Nell'immaginario di come procedere nell'evoluzione architettonica di questa casa e quindi della mia nuova residenza, tra i segni di un ormai sbiadito disegno assonometrico, mi venne l'impulso compositivo di inserire strani cerchi in un punto spaziale assonometrico ben preciso, a cui seguì un veloce impeto di colori.
Negli anni successivi il dipinto, decidemmo, io e i miei famigliari, di inserire, nel piccolo giardino prospiciente, un vecchio ulivo che presentava alcuni grandi “tumori” rigonfi e tondeggianti sulla corteccia, nei quali ,solo in seguito, riconobbi gli stessi cerchi concentrici di questo dipinto, e proprio in quel preciso punto spaziale del giardino.
Fu il primo dipinto che mi fece pensare che vi fosse uno strano legame temporale fra i miei dipinti e le mie scelte di vita.
Questo dipinto ha continuato a tradurmi fatti e avvenimenti personali importanti fino al febbraio 2022.
In questo frangente temporale i tumori tondeggianti si trasformarono in seni di donna... le ombre blu, vicino le finestre, diventarono malfattori che si nascondevano tra i seni dipinti da me altrove e un ulivo da potare, e ciò che si palesò sotto il gocciolio rosso sangue della china fu ancora un'inesorabile sofferenza.
Qualora anche voi riconosceste il valore di questa parte della mia ricerca artistica, e vi possa quindi incuriosire ancora l’argomento dell’intreccio tra la mia vita e le sincronicità di questi dipinti, potrò presentarvi il quarto dipinto di questa serie di coincidenze. Ovviamente la mia ricerca artistica, come avrete ben capito, non si limita a questo particolarissimo argomento, ma ho voluto in questa occasione e con l’ausilio di un tema comune che li unisse, cogliere l’evoluzione e le sfaccettature della mia opera pittorica.
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